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ALBERTO SINIGAGLIA | VANISHING SUBLIME

Alberto Sinigaglia

A cura di: Sara Benaglia, Mauro Zanchi

Dal 19.06.2021 al 18.07.2021

Fondazione MIA – Congregazione della Misericordia Maggiore di Bergamo

Progetto promosso da: Fondazione MIA – Congregazione della Misericordia Maggiore di Bergamo

Con il contributo di: Comunità Bergamasca e Comune di Bergamo

19.06.2021 - 18.07.2021

ALBERTO SINIGAGLIA | VANISHING SUBLIME

Il percorso di Vanishing Sublime parte da un ritrovamento. L’inizio di una serie di connessioni è una collezione di cartoline, una sorta di archivio personale da cui Alberto Sinigaglia seleziona immagini di cascate fotografate nella prima metà del Novecento. La cascata è un luogo naturale, in passato oggetto di ammirazione del divino. Forse, per qualcuno e in qualche altro luogo, è ancora una incarnazione del sublime. In questi anni l’ideale romantico diventa il green-screen di uno studio fotografico essenziale, con fondale, stativi e barra porta fondali. Qualsiasi fotografia davanti a questo sfondo altro non è che un copia incolla della precedente o della successiva.
Lo smartphone standardizza qualsiasi paesaggio fotografico. All’interno di questa fittizia realtà anche una cascata altro non è che decoro, come tutto il resto ora, scorcio “instagrammabile” e packaging ideale per accelerare la consumazione di immagini, di desideri, invidie. È una sorta di utopia al collasso, in cui spiritualità ed edonismo coesistono, un luogo dove le criticità e le espressioni della contemporaneità emergono in modo chiaro e violento. Le cascate fotografate divengono sfondi, carte da parati, proiezioni in metamorfosi entro un gigantesco green-screen su cui si ritagliano individualità, debolezze. La cascata è solo il punto visivo da “bucare” per dare spazio a nuove storie.
Quando l’immagine attraversa i social, la sua riproduzione, slegata da una soggettività specifica, vista come genericità, si mostra per quel che è: una copia priva di originalità. La sua traccia si accumula tra somiglianze e produce un volume, nella cui trasparenza intravediamo porzioni di paesaggio e scarti sintetici. Per studiare la composizione esatta di questo volume, riponiamo su un vetrino una porzione del materiale di cui è composto, come se fossimo geologi o archeologi. Lo analizziamo al microscopio elettronico. L’occhio della macchina attraversa il vetrino su cui è riposta una porzione di questa sovrapproduzione, sezione sottile di plastiche sepolte in altre plastiche. Ne restituisce una immagine non retinica, che è a sua volta poi rifusa in resina plastica. Abbandonando definitivamente la visione umana sul paesaggio, le immagini prodotte dal microscopio elettronico sono il CTRL+C CTRL+V ultimo dello svanire del paesaggio, del sublime, definitivamente compromesso dal suo doppio.